Nata negli anni 50’ dagli studi del Dott. P. Henry, la Gemmoterapia, branca della fitoterapia che utilizza la parte embrionale delle piante (meristema), ha conosciuto fino ad oggi diverse applicazioni medicamentose.
Accanto al metodo del fondatore, definito analogico–biologico perché basato sul parallelismo evoluzione delle foreste-dinamica delle proteine plasmatiche, si sono aggiunti il metodo del drenaggio, utilizzato prima di un trattamento omeopatico, e quello clinico, il più usato, basato sul binomio quadro clinico–rimedio.
Malgrado le differenze i tre metodi risultano sovrapponibili perché rivolti a situazioni patologiche in atto senza alcuna connotazione di tipo preventivo.
La gemmoterapia come terapia preventiva
Una ricerca sperimentale condotta dallo scrivente ha dimostrato l’esistenza, invece, di un percorso rivolto al mantenimento della salute secondo un processo di modulazione personalizzata puntuale e continua, alla stregua degli omeopatici.
Tale approccio, in assenza di un quadro sintomatologico e/o funzionale di riferimento, basa la propria azione su due driver fondamentali:
Il biotipo o terreno del soggetto e la natura informazionale del gemmoterapico.
Il biotipo umano, in linea con i dettami della scuola costituzionalista italiana e definibile quale insieme dei fattori costituzionali di un individuo (genetici e acquisiti) predisponenti, caratterizzanti e favorenti la malattia, è stato identificato secondo l’approccio interdisciplinare del Prof. C. Bornoroni. I
l “terreno” così declinato risulta essere espressione degli aspetti: morfologico, metabolico, neuroendocrino e psicologico, dinamicamente integrati.